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martedì 14 settembre 2021
lunedì 17 maggio 2021
Sharing mobility – New mobility by bus
Master Automotive management
Special thanks to rodolfo montrone and all participants
#automotive #mobility #management #aviation #bus #intercity
Electric vehicles
Clean mobility accessible to rich buyers only, has no impact on carbon emissions
Stellantis' Carlos Tavares on Electric mobility shares the doubts of Toyota (and me)
Carlos Tavares (Stellantis): “L'auto elettrica è imposta dai governi nazionali” - Il Sole 24 ORE
lunedì 8 febbraio 2021
Auto elettrica: costi energetici e sociali insostenibili
lunedì 25 gennaio 2021
Gli scenari del trasporto dopo il 2020 - Webinar del 14/1/2021
Di seguito il testo del mio intervento al webinar del 14/1/2021
L’obbiettivo del mio intervento è quello di dare una mano a
capire lo stato attuale del trasporto intercity.
Non c’è nulla di bello da capire.
In Italia gli operatori sono fermi o si muovono con
un’offerta ridotta all’osso.
Gettando lo sguardo sui mercati esteri, possiamo dire che
anche fuori dal Belpaese non si vedono motivi per rallegrarsi; se mal comune
fosse mezzo gaudio, avremmo un buon punto di partenza.
Volendo provare a sintetizzare lo stato d’animo degli
operatori del trasporto intercity, potremmo porci tre domande.
La prima è: quando “si riparte”?
La risposta in questo caso è molto semplice, e la riassumo
in 3 parole: nessuno lo sa.
Le linee intercity o commerciali devono tipicamente servire
più Stati, o almeno 3 regioni, o particolari esigenze turistiche; cioè
rispondono a dei bisogni di mobilità, che attualmente è impedita.
“Si riparte” quando l’OMS o l’ISS ci permetteranno di
muoverci, e nemmeno loro sanno quando questo potrà accadere.
Ci sono delle linee che rimangono attive, in particolare
quelle che collegano le aree più disagiate dal punto di vista della mobilità.
Possiamo immaginare queste imprese come delle benefattrici, o, a ben guardare,
degli imprenditori capaci che agiscono primariamente per il piacere di farlo,
per la passione che da sempre mettono nella loro impresa.
La seconda domanda che si fanno gli operatori è “cosa fanno
i big”.
Certamente non se ne stanno con le mani in mano.
È necessario seguire con scrupolo scientifico l’andamento
della mobilità, cercando di prevederne le dinamiche nello spazio e nel tempo.
È necessario prevedere quali nuovi bisogni di mobilità
scaturiranno dalla nuova normalità.
È necessario fare delle ipotesi di collegamenti e di network
conseguenti alle analisi precedenti, magari ipotizzando anche dei passaggi
progressivi.
(lo dico tra parentesi: sarebbe bello che queste nuove
esigenze fossero assecondate dalla normativa di settore, impostata su bisogni
lontanissimi da quelli che abbiamo qui e oggi)
La terza domanda degli operatori delle linee intercity è
“cosa facciamo oggi”
La fantasia dell’Imprenditore italico non ha limiti: mi
raccontano che un vettore che stimo moltissimo si è riciclato in fornitore di
sistemi di sanificazione; altri danno una mano al TPL.
Ciò che mi sento di sconsigliare è di stare ad aspettare i
ristori statali.
Sono abbastanza navigato per rendermi conto di sprecare il
fiato a suggerire la soluzione più semplice e, probabilmente, più efficace: le
nostre aziende sono troppo piccole da sole, unire le forze aiuta sempre.
Concludo con un’osservazione tanto scientifica da sembrare
filosofica. Il 2 giugno, dopo la parziale riapertura successiva alla prima
ondata, si registrò una forte mobilità delle persone verso le coste, anche
lacustri; la gente si muoveva in regione, ma si muoveva. Il 23 giugno, con le
regioni di nuovo aperte, oltre alle coste si riempirono Roma, Napoli e Venezia,
si viaggiava. Il Politecnico di Milano che analizzò questo fenomeno, si
espresse con una frase poco scientifica ma tanto evocativa: “alla riapertura i
viaggi sono ESPLOSI”.
La mobilità si sta preparando, e riprenderà: intanto,
facciamo nostro il motto dei boy-scout: “ESTOTE PARATI”.